Una
data entrata in me in punta di piedi e coccolata nel tempo
con il vigore dei ricordi belli e l'emozione degli anni
trascorsi.
Mio padre, funzionario della direzione generale dell'INPS,
iscrisse mia sorella Alida e me alla colonia estiva per i
figli dei dirigenti.
Potendo scegliere tra mare e montagna, anche in
considerazione del fatto che in agosto saremmo andati
comunque al mare tutti assieme come di consueto, optò per
quella montana: Scanno, Asilo del Buon Pastore.
Il primo luglio del '60 fù il mio primo giorno da scannese,
e per i successivi sette anni non mancammo mai di tornare in
colonia, Alida ed io, tanto era bello e divertente
ritrovarsi con tutti gli amici estivi !
Migliaia di ricordi si sovrappongo l'uno all' altro, tutti
incredibilmente presenti e nitidi come fossero di ieri e non
di quasi cinquanta anni fà.
La seggiovia, con i sedili verdi ed il predellino a ribalta,
che se non ti sbrigavi a sedere – al volo- ti davano la
barra di sicurezza in testa !.jpg)
La santa messa della domenica, noi bambini della colonia
tutti ai primi posti con la nostra elegante divisa dei
giorni di festa e l'ansia di uscire a giocare appena
terminata.
La corriera blu, dagli sbuffi neri e mefitici, che
giornalmente conduceva a Scanno i turisti ed i locali e, a
metà mese, i nostri genitori in visita.
La pensione "Pineta" ( era forse Giancarlo o Gianfranco il
proprietario ? ) dove alloggiavano mamma e babbo con il
terrazzo della stanza che dava sull'odierna via degli Alpini
dove allora scorreva un torrentello raramente pieno ma
sempre gorgogliante e freddo.
Il chiosco dei gelati e delle bibite in pineta, ora "hotel
Millepini", con le sedie a sdraio e gli ombrelloni colorati.
Le stradine del centro che risuonavano dei nostri canti
quando le percorrevamo in fila per due attraversando il
paese.
Il
lago,
pieno fino al prato....non come ora, con la chiesetta zeppa
di ex voto e l'odore dell'incenso. La via crucis che per noi
bambini rappresentava l' essere quasi arrivati alla meta
dopo la lunga camminata dalla colonia ed il miraggio del
grande prato di una volta dove tirar fuori il pallone e gli
altri giochi che le suore portavano per noi.
Ma su tutti, le suore: suor Assunta, suor Elisabetta, suor
Cecilia, suor Ada, suor Giovanna ...e le altre i cui nomi
sono pronti a tornare alla memoria legati a questa o quella
parola nitida nella mente; la loro delicatezza e la
fermezza, quando ci voleva.., i canti, le passeggiate per
quei posti che solo una vecchia cartolina può ancora
documentare a chi non li ha veduti allora. Le tazzone di
latte al mattino, gli squisiti pranzi e le cene con quei
tavolini e sedioline da nanetti.
Io dormivo nella camerata che attualmente ospita il teatro e
il
mio
lettino, lindo e profumato, era sotto le finestre che danno
sulla piazza, posizione.... strategica, conquistata con il
prestito dei fumetti che ricevevo da mamma quasi ogni giorno
!
Ho lasciato Scanno per un decennio, tra i sedici ed i
ventisei anni.
Poi improvvisamente ho avvertito il bisogno di tornare.
Non vedevo l'ora di avvistare il lago arrivando dalle Gole
ma, giunto a Scanno, rimasi interdetto: non riconoscevo
tanti luoghi per il semplice motivo che non c'erano più
Non avevo perso l'amore per il posto, era cambiato come
tutta l'Italia in quel decennio.
Provavo lo stesso sentimento che ci morde dentro quando si
incontra un amore di gioventù, che ricordavamo giovane, in
un contesto di magia, e ci si para d'innanzi, a distanza di
anni, esteriormente trasformato, ma fruga, fruga dentro
rimasto uguale.
Ecco Scanno era diventato quell'amore di gioventù.
Non ho più smesso di tornare ogni anno.
Mio figlio Valerio, ora 22 enne, ha trascorso a Scanno la
sua prima estate di vita, sui seggiolini dei tandem al lago.
Ho
un solo grande, incolmabile dolore: non sono riuscito a
riportare mia sorella Alida, così come avrebbe intensamente
voluto, prima della sua scomparsa.
Ora sono tra voi. Ho comperato casa. Mi incontrate e non
riuscite a capire come faccia quel romano a sapere tante
cose di Scanno di allora !
Passeggio tra i vicoli e sento ancora la voce dei miei
genitori.
Vado al lago e credo di intravedere quei bambini di un
tempo.
Mi soffermo a bere un caffè in piazza e mi chiedo come mai
tutti quei ricordi e mille ancora siano così vivi.
Un grande, enorme regalo l' ho avuto dalla mia vicina di
casa, Rita, che, ascoltandoli, mi ha fatto ritrovare suor
Assunta.
Mai avrei pensato di rivederla.
Lei ancora all’ Asilo del Buon Pastore, ancora delicata e
piena di splendide immagini della memoria che hanno
chiamato, quasi immediatamente, lacrime di commozione.
Ecco questa è la mia storia di Scanno, come tante altre, ma
preziosa per me come un gioiello di famiglia da tramandare
ai figli che, sono sicuro, nel tempo, continueranno la
tradizione.
Grazie Scanno. |