(www.lapiazzadiscanno.it)
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Caro Eustachio,
mi permetto di prendere spunto dalla cartolina
che hai pubblicato sulla Piazza il 30 aprile 2019 per inviarti
alcune mie considerazioni. La foto rappresenta egregiamente Gloria
che descrive ai turisti le splendide fattezze del nostro costume
dove traspare l’amore per le proprie radici e l’orgoglio di
appartenere ad un borgo caratterizzato da un’identità particolare.
Tutto questo è degno di nota e di stima nei confronti della ragazza.
La foto inoltre, manifesta un altro elemento altrettanto di spessore
e consequenziale, il grado di attenzione massima del gruppo,
nell’ascoltare Gloria e nell’osservare il nostro abito.
Questo a sostegno delle mie tesi che il turista
che viene a Scanno vuole assolutamente vedere una ragazza in carne
ed ossa che indossa l’abito muliebre. Senza poi, dirti, per
esperienze personali e ripetute che l’Abruzzo si identifica con il
nostro simbolo dinamico ed oltre i confini regionali ed
internazionali, suscita particolare interesse e attenzione. Un
piccolo esempio. Se ti trovi in Giappone e tra due ristoranti scorgi
che uno, sull’uscio o all’interno presenta una Gheisha, e l’altro
no, in quale dei due aumenta la tua propensione ad entrare?
Sicuramente in quello in cui si paga meno…scherzo. Sono sicuro in
quello dove ti accoglie la figura simbolo di un paese straordinario
d’oriente come il Giappone. Torniamo a Scanno, con le sue bellezze
naturali, il centro storico, il lago, le potenzialità inespresse di
una stagione invernale di rispetto, elementi cardini per
implementare un turismo superlativo. Però non accade, perché? Tutto
si perde per la ‘sindrome del pastore’, status oggettivo socio
antropologico che accentua le differenze tra noi e, ad esempio, un
paesino del Giappone, dove ci si sposa addirittura in costume il
giorno dell’incoronazione del nuovo imperatore ( sono mille anni
avanti, infatti, seppur la nostra è la patria della Ferrari, e
quando vedi anche nella patria della Mercedes, tutti veicoli Toyota,
Suzuki, Honda, Yamaha non c’è storia). Come superi l’ampasse?
Semplice. La mia proposta è, pur mantenendo le forti individualità,
insieme ci impegniamo (e non a parole) a porre al centro
dell’attenzione l’abito muliebre, come espressione della nostra
identità, per usare una metafora, come il direttore d’orchestra che
mette a sistema tutti gli elementi per produrre una sinfonia
perfetta. Solo in questo modo l’abito muliebre, si estrapola dalla
tradizione, da uno status statico, come, ad esempio, riporlo in una
teca in vetro e lo trasformiamo in dinamico, come volano di tutta la
nostra economia, perseguendo obiettivi positivi, primo fra tutti,
quello di avere un senso a rimanere a Scanno. In parole povere, il
mio modesto messaggio è quello di portare all’attenzione degli
scannesi che la decadenza nel nostro centro va di pari passo con la
scomparsa delle donne in costume e che la nostra rinascita è
direttamente proporzionale al grado con cui noi sapremo presentare
al turista l’immagine di una o più ragazze in costume nel centro
storico e nelle attività.
Sbaglia chi sottovaluta questo elemento
essenziale, chi continua a ripetere che il costume è morto, chi
sostiene che la sua presenza al di fuori di Scanno non serve a
nulla. Ora più che mai c’è bisogno di trasformarlo da statico a
dinamico, come produttore di reddito. Non è facile e nessuno ha la
ricetta e c’è da fare moltissimo,ma l’assurdo sta nel fatto che il
sottoscritto, dopo aver dimostrato la fondatezza di tali tesi con la
presenza in ogni dove di ragazze in abito muliebre, ed avendone
individuato la strada da percorrere, essendone anche in possesso di
qualche suggerimento e ‘ricetta’ per invertire la rotta, non riesce
ad avere nessun tipo di colloquio con alcun cittadino ed
operatore…dal primo all’ultimo…e se invece è la terra che gira
intorno al sole?...Torniamo a Gloria ed alla Piazza…Ben venga se una
o più ragazze o addirittura, come ho già scritto precedentemente
sulla Piazza, le bimbe vanno a messa la domenica in costume, ma se
Gloria non è disponibile, per motivi personali, ad esempio il 25
aprile (ormai scorso) o il giorno di ferragosto 2019, come
facciamo?...(sempre se vogliamo fare turismo). La soluzione è
individuare forme di ‘gratificazione’ per coloro che indossano il
costume. La rivoluzione di pensiero sta già nel fatto
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di trasmettere alle ragazze che indossano il
costume che il ‘pagare’ non è assimilata ad una prestazione
occasionale e sporadica come da tariffa sindacale, in maniera nuda e
cruda, come asserisci sulla Piazza, "…e noi tra questi…" , ma come
ho fatto e continuo a fare, cercando di trasmettere forme di
‘gratificazione’ e non a ‘compensazione’ per indossare il costume.
Anche perché, oltre ad avere la predisposizione spontanea ad
indossarlo, se una ragazza può contare in una forma di reddito, per
il bene comune del paese e per fare turismo, ben venga. Ti porto un
altro esempio. Immagina che una ragazza, in primavera, faccia la
fila indossando il costume, spontaneamente, ai musei Vaticani, al
Louvre, al MOMA di New York (dove c’è il Bambino di Scanno). Secondo
te non viene fotografata da nessuno?
Nessuno la interpella per informazioni sulla descrizione dell’abito
che indossa e da dove proviene? Potrebbe distribuire, in maniera
sobria, bigliettini di invito a Scanno. Anche se la ragazza si veste
spontaneamente, Scanno è pronta a ‘gratificarla’ almeno con il
rimborso delle spese di viaggio, pur se non viene ‘pagata’? Ma oltre
a questo, siamo pronti alla fase successiva, quando quel target di
turisti di cultura viene a Scanno per ammirare la patria della
fotografia mondiale e le altre bellezze, trova una ragazza in
costume? Vedi quanto c’è da fare e come stiamo indietro, e come
stiamo perdendo tempo…ma sicuramente penseranno le commissioni a
questo. Quanto esposto è una rivoluzione di pensiero, significa
parlare un linguaggio nuovo. Caro Eustachio, quante ragazze, dagli
albori del turismo ad oggi, si sono vestite in costume
spontaneamente, senza alcun compenso, perché volevano bene a Scanno,
non hanno mai chiesto nulla ed hanno fatto parte di quella
volontarietà che ognuno di noi manifesta quotidianamente e
spontaneamente nel mantenere vivo Scanno, senza alcuna
gratificazione, ma quelle ragazze hanno abbandonato ugualmente
Scanno, con rabbia, per trovare forme di reddito altrove e noi non
facciamo nulla per incentivare attualmente, ad esempio, una loro
nipote a sposarsi a Scanno in abito nuziale, per far rivivere in
loro le radici perdute. Qualcosa non ha funzionato e continua a non
funzionare.
Sono fermo, sono in standby, con molteplici potenzialità inespresse,
ci sono aziende pronte a creare un pacchetto consistente per
‘gratificare’ le ragazze che intendono sposarsi qui in costume, ma
ho paura di contattarle perché non sono certo che Scanno vuole
questo. Ripeto, ben venga una ragazza che si veste spontaneamente,
ma la rivoluzione di pensiero, avviene quando, ne un semplice
privato, come ha fatto fin ora il sottoscritto, ne il comune,che ne
deve curare l’aspetto culturale, ne deve avere il patrocinio e
fungere da controllore affinchè il costume non venga dissacrato, ma
gli operatori nel loro insieme, incaricano una ragazza, la ‘pagano’,
vanno alla Violetta e la ‘pagano’ e decidono di fare turismo. Poi la
ragazza può decidere di devolvere la somma in beneficenza ( Save the
Children), ma a Scanno si è compiuto il miracolo…Secoli di
individualismo assoluto si sciolgono nel nulla perché gli operatori,
per la prima volta, soddisfano visibilmente e chiaramente, non più,
solo il loro bisogno personale, ma si trasformano in soggetti attivi
che operano per il bene comune, sempre che Scanno, come base di
partenza, ritenga giusto confermare la valenza e lo spirito della
foto della tua cartolina del 30 aprile 2019. Fidati, se non scatta
questa molla, non verranno mai messi a sistema gli altri elementi:
troveremo sempre ostacoli nel presentare il lago a forma di cuore
agli innamorati, a fare il salto di qualità nell’implementare una
stagione turistica invernale. Val la pena provare nel proporre una
ragazza in costume da presentare ai turisti come elemento essenziale
e come elemento di aggregazione sociale, poi, sicuramente tutto avrà
un senso, il lago, il centro storico, gli impianti, le
manifestazioni, le commissioni, la mostra itinerante della
fotografia… Tutto deve essere messo a sistema tramite l’abito
muliebre. Dove c’è luce, l’ombra è più scura- Gothe L’ombra è
l’indifferenza nei confronti del costume – Umberto Gavita |
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